L’evoluzione nell’ambito video fotografico ha portato Federico Nero a definire veri e propri gesti e oggetti spaziali, affascinato da simmetrie che tendono a riordinare il caos tramite la scienza (modalità di confronto per raggiungere una conoscenza affidabile e condivisibile) e il mondo spirituale (come possibilità per avanzare, andare oltre uno sterile tecnicismo). Un’arte fredda - calcolata, misurata, verificata. Ma al contempo calda - emozionale, sincera, anche se mai estemporanea, gratuita o autoreferenziale. Immagini, gesti, azioni che hanno la forza di raccontare mondi, più che luoghi o gesti specifici. La vera apertura sta infatti nel non delineare confini, per questo non preclude alcuna tecnica o metodo, gesto istintivo o meditato.
Supersymmetryck | LaFábrica
RBTA Ricardo Bofill Taller de Arquitectura
Collaborazione on-site
3 Aprile - 3 Maggio | 2019
Barcellona, Spagna
41°22’52.23”N 2°4’6.36”E
41°22’52.23”N 2° 4’6.36”E
41°22’52.23”N 2° 4’6.36”E
Penelope | Berlin LotusLoft
Installazione pop-up + dj performance
21 - 24 Marzo | 2019
Berlino, Germania
Riviera International Film Festival
2017 | Mostra personale
2018 | Progetto multimedia (guerrilla posters, social, zine)
2019 | Scultura
Sestri Levante, Italia
Un metodo, il sogno in lucidità e coscienza/ La rivelazione della dimensione a noi nascosta verso un nichilismo attivo/ Progresso che passa attraverso il nostro istinto primordiale/
“La vera arte non può tendere solo a ridimensionare, circoscrivere, limitare. L’arte come contestazione passiva semplicemente non esiste”. Con queste parole Nero designa per negazione ma con chiarezza, quasi con crudezza, il suo orizzonte. Emblematico in questo senso il percorso concettuale che sottende il progetto “RÊVE LUCIDE” (generativo di Supersimmetrie), dove è il sogno, ristabilito in lucidità e coscienza, ad attivare la ricerca. Da qui la rivelazione della dimensione a noi nascosta. Entrambi i mondi sono reali. L’ambiente dimesso, postindustriale, il nostro passato, che viene ricomposto in una struttura nuova, spettrale, specchio del rischio dell’autodistruzione. Al decadimento l’artista oppone quindi “la forma” dell’opera d’arte, al divenire oppone l’oggetto senza tempo inserito nello spazio come sublime stilizzazione del tutto, un tutto che però può essere solo fatto di ricerca, di domande. E RÊVE LUCIDE #1 si chiude proprio sulla lenta carrellata in avanti “supersimmetrica”, fatta di silenzio ovattato e di solitudine muta, che lascia sospesa, e perciò aperta, la domanda fatale. Da questa domanda, come separazione astrattiva, l’artista edifica le eterne strutture simboliche delle sue forme ideali.
Milan Exhibition
"SUPERSYMMETRY" | Spazio CB32
10 Maggio - 15 Giugno | 2016
La simmetria e l’esistenza della dimensione nascosta/ Il tramite visivo è lo specchio, che pur senza distorcere, stravolge, ricrea/ Assenza di gravità, di dimensione, di tempo, di luogo/ Energia che si staglia silenziosa/ Luoghi percepiti ma non ancora compresi/ Particelle di pari massa ma opposte: supersimmetrie/
Supersymmetry/Horizontal Structure/INDUSTRIAL/SU-SY(HS)#1.1 (2014) e INDUSTRIAL/SU-SY(HS)#1.2 (2015). Si tratta di immagini “sublimi” nell’accezione data da Kant nella Critica del Giudizio. Kant distingue tra il bello, che è contemplazione di ciò che si comprende, e il sublime, che è contemplazione di una grandezza e potenza incommensurabile. Queste immagini designano e descrivono con minuzia di entomologo un mondo che si allontana da noi “nell’immagine attraverso l’immagine, nella conoscenza attraverso la conoscenza” (Kierkegaard). Quei luoghi diventano così sublimi astrazioni concettuali e simboliche, pur rimanendo assolutamente reali. Il luogo ignoto e dimesso, con la sua patina di decadenza, assume nella dimensione supersimmetrica una potenza inaudita in termini di fascino, di pathos, di muta eleganza. Supersymmetry/Horizontal Structure/INDUSTRIAL è un lavoro in continuo divenire, in crescita, sempre attivo.
INDUSTRIAL / SU-SY(HS) #1.1
45°28’10.53”N 12°14’11.26”E
45°28’21.53”N 12°15’07.65”E
45°28’18.84”N 12°15’09.59”E
INDUSTRIAL / SU-SY(HS) #1.2
45°28’18.84”N 12°15’09.59”E
44°28’39.95”N 12°15’32.36”E
44°25’37.30”N 12°13’16.11”E
Supersymmetry/
Horizontal Structure/Milano
La rilettura del concetto di icona/ L’ambiguità del simbolo/ Al di là dei canoni estetici e del loro travisamento/
Supersymmetry/Horizontal Structure/MILANO/SU-SY(HS) #2 (2015). Parallelamente ai luoghi dimessi e ignoti viene trattato il luogo noto e scintillante (Milano), ovvero l’icona, che si fa potentemente ambigua, quasi minacciosa, pur nel suo sfolgorìo. In questo caso la Nuova Milano, assurta a simbolo precario di rivalsa e ripresa come reazione alla piena decadenza. Non si tratta di una semplice estetizzazione dei paesaggi, è proprio una nuova presa di possesso dei luoghi nel loro travisamento, come emblemi, simbolici totemici. Anche questa sezione di Supersymmetry è in continuo divenire. Si propone come un viaggio tra scienza e misticismo, e sta dipanandosi (fine 2015/2016) in scenari moderni e trionfali (PARIS), architetture antiche ed esoteriche (PYRAMIDS), per approdare negli spazi e nella natura della città santa (JERUSALEM), che sussume tutto.
MILANO / SU-SY(HS) #2
45°29’01.21”N 9°11’18.17”E
45°29’06.97”N 9°11’17.95”E
45°28’54.83”N 9°11’37.20”E
Opere spaziali
Oltre il nichilismo, la forma
Un’arte, quella di Nero, che cura la forma proprio perché è nella forma che intuisce l’unica redenzione. Un’arte anti-dilettantesca che cura il dettaglio maniacale alla modalità di un “homo aestheticus” rinascimentale ammantato però di tecnologia e affascinato dalle leggi della relatività e della fisica quantistica. Per Nero dalle teorie moderne si può attingere per attivare processi di liberazione mentale, grazie ai quali oggi si può operare senza vincoli. Le avanguardie e le post avanguardie hanno liberato l’arte, ora l’arte può liberare sé stessa in un nichilismo finalmente attivo, propositivo, che cerca di raccordare i termini contrapposti di estasi e cerebralità. Un creare espressione secondo le leggi del calore dello spirito e della freddezza della mente speculativa. I temi affrontati sono (e saranno) quelli dell’energia (energia libera, che porterà alla liberazione dell’uomo), della gravità, dello spazio e del tempo. Attraverso lo spaesamento dei sensi. In questo senso sarà da leggere l’opera spaziale “MONOLITE”, tutt’ora in gestazione: la seconda risposta (sublime stilizzazione del tutto, stavolta tridimensionale) alla domanda che resta sospesa nella carrellata finale di Rêve Lucide e che già aveva ispirato Supersimmetrie (bidimensionali).
Neo Atomismo
Di cosa si nutre l’Arte? In quali terreni fiorisce? Dove si colloca e come si espande? Cosa tocca e cosa muove?
Per decenni l’Arte ha evitato di affrontare le domande ultime, annullando i principi della speculazione filosofica, le stesse parole-simbolo della nostra civiltà: l’apeiron (l’infinito), il logos (la ragione), l’aletheia (la verità). Ha spesso contrastato la scienza, contrapponendosi con volontà distruttiva o (superficialmente) autocelebrativa.
Lo scienziato oggi però parla di Dio e il cabalista tratta il metodo scientifico. Dai tempi in cui “gli dèi non c’erano più e Cristo non c’era ancora” non era mai accaduto. La filosofia c’era già arrivata oltre duemila anni fa, la scienza oggi riprende quel metodo (della libera condivisione delle idee e delle discipline) per spiegare le teorie del tutto. Un metodo andato perso per secoli e secoli per il timore delle “idee”. Timori da superare o meglio: già superati.
Questo è il momento storico in cui discipline diverse hanno di nuovo il coraggio di confrontarsi per arrivare alla comprensione delle cose. La scienza parla del Mistero e utilizza la filosofia greca per spiegare la fisica quantistica; la Kabbalah indica la via, come metodo scientifico, per il superamento dell’uomo attraverso l’afflusso di luce, alla ricerca del tutt’uno cosmico, del legante invisibile che crea tutto, ed è tutto. Un neo-atomismo che ricerca “l’indivisibile”. La stessa parola atomos significa “indivisibile” (introdotta da Democrito nel 450 a.C. ma già presente nel pensiero delle scuole atomiste indiane Ajivika e Giaina).
I retaggi sono molteplici sin dal Teeteto in cui Platone indica le parole e le singole lettere come fonte d’ispirazione per gli elementi e gli insiemi che stanno alla base della sua teoria delle idee, nella quale i due procedimenti di sintesi e di analisi corrispondono alla composizione delle lettere in parole, e viceversa. Lettura confermata da Einstein che dietro alle frasi e alle parole e alle singole lettere riconosceva numeri, rappresentazioni di una struttura che apre ad altri mondi che vuole analizzare e capire, perché l’importante non è questo o quel fenomeno, ma il nucleo, la vera essenza dell’universo, l’indivisibile. Parallelamente dal “De rerum natura” di Lucrezio si arriva fino al novecentesco “Tractatus logico-philosophicus” di Ludwig Wittgenstein, che canta un triplice atomismo: del mondo, del pensiero e del linguaggio. Oggi è tutto un polifonico cantare la costellazione della natura, l’origine dell’universo, la formazione degli elementi, la nascita della vita, l’evoluzione naturale, l’espansione dell’universo, i buchi neri.
E questa “nuova armonia dissonante” si deve al fatto che non è più solo la scienza, col suo meccanicismo, a fare da traino, a rivelare il pensiero e a renderlo concreto. Una volta trovatasi nel limbo della sua indeterminatezza, in cui la materia non è più materia e non si comporta più come tale, ha trovato naturale sondare la realtà a forza di immaginazione. Così la realtà è diventata pensiero. E viceversa. In questi termini si colloca l’Arte, col suo portato d’intuizione e di veggenza, dialogando alla pari con le scienze. Un’Arte che non è più quindi attività inferiore (il cruccio di Duchamp) ma strumento di elevazione. Forma ispirata di esternazione del pensiero. Pensiero reale, quanto lo è la materia. La scienza stessa ha aperto queste possibilità all’Arte, che si colloca perfettamente in questo flusso proprio perché lavora sull’indeterminabile. Determinando l’indeterminabile.
Federico Nero
1977 nato a Padova, vive e lavora a Milano
Tutto inizia all’età di quattro anni, quando disegna per la prima volta il cielo. Non la solita riga in alto sul foglio con il sole che ride. Proprio un cielo vero, che prende tutta la superficie. “Mi serviva lo spazio per disegnare le stelle”, dirà poi alla maestra. Giovanissimo tecnico della Grafica Pubblicitaria instaura un rapporto particolare col Macintosh Quadra 700, un pezzo di storia contemporanea, fino ad arrivare a essere uno dei più quotati virtuosi italiani della creative image, di cui diverrà docente alla Triennale di Fotografia e Arti visive, scuola che ha frequentato nella duplice veste, allievo e maestro, e in cui si è diplomato a pieni voti con una tesi su un brevetto originale per la stampa dei file su carta baritata, una tecnica ancora in auge. In quegli anni partecipa con successo ad alcune mostre fotografiche veneziane, per poi iniziare il periodo delle aperture, dei viaggi e della ricerca creativa: tre mesi in India per un reportage fotografico ed esperienziale; un lungo periodo parigino come assistente dell’artista Vittorio Moltedo (Factory di Andy Warhol e co-fondatore di Bottega Veneta); collaborazioni a Shanghai presso l’artista Michael Lin, a Madrid con il regista Pedro Almodovar e lo scultore Adolfo Barnatan, a Berlino e a Londra. Nel 2006 riassume le diverse esperienze e inizia un percorso originale come fotografo di moda. Prima con Safilo Group, in seguito con diversi brand protagonisti del denim. Si trasferisce a Milano e nel 2010 passa ai brand del lusso, Louis Vuitton, Fendi. Dal 2012 inizia a distanziarsi progressivamente dalla fotografia commerciale per avvicinarsi sempre più al mondo dell’arte contemporanea. Nel 2014 la svolta definitiva coincide con il film Rêve Lucide#1, presentato al Temporary Art Saintonge13 di Parigi. Questo passaggio innesca una catena di nuove immagini, idee, rapporti, concetti in pieno divenire. Il progetto SuperSymmetry, già realizzato in 3 delle 7 parti programmate, si innesta prepotentemente in questa ricerca, introducendo il grande progetto Monolite, in fase di svolgimento esecutivo.